Stretching: un elemento essenziale dell'allenamento (prima parte)

(articolo di Tommaso Donati)


Introduzione


La flessibilità o mobilità articolare, insieme alla forza, alla velocità ed alla resistenza, rappresenta una qualità e capacità di fondamentale importanza per un soggetto attivo. Essa costituisce pure una componente essenziale della prestazione motoria e come tale deve essere sviluppata e mantenuta attraverso un adeguato programma di allenamento.

Possiamo definire la flessibilità come la capacità di un'articolazione di muoversi liberamente per tutto il suo arco di movimento. Con un'ulteriore suddivisione possiamo distinguerne due tipi:

  • la flessibilità statica, in altre parole l'ambito di movimento possibile intorno ad un'articolazione
  • la flessibilità dinamica, che coinvolgendo anche la velocità, rappresenta la capacità di flettere ed estendere un'articolazione rapidamente e con poca resistenza.

Va da sé che queste due sono strettamente correlate tra loro e che entrambe sono di importanza cruciale nella vita di tutti giorni, nell'attività fisica e sportiva, così come nella prevenzione degli infortuni.

I limiti strutturali della flessibilità sono stabiliti da:

  • ossa
  • muscoli
  • legamenti ed altre strutture inerenti alla capsula articolare
  • tendini ed altri tessuti connettivi
  • cute

Le limitazioni poste da strutture ossee si osservano solo per alcune articolazioni, ad esempio per le articolazioni di tipo trocleare, come il gomito; tuttavia in tutte le articolazioni, comprese quelle a troclea, i cosiddetti tessuti molli sono quelli che influenzano e vincolano maggiormente il grado di mobilità e la libertà di esse.

L'importanza relativa dei vari tessuti molli rispetto alla limitazione della flessibilità è stata determinata attraverso approfonditi studi ed analisi ed è indicata nella tabella sottostante.(1)

 

 

 

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